IL CARNEVALE
Storia del Carnevale dei Figli di Bocco
Il Carnevale dei “Figli di Bocco” di Castiglion Fibocchi (Arezzo) già attestato dal XII secolo d.C., secondo quanto risulta da un atto di matrimonio, rogato nel Castello di Sassello, presso Castelluccio di Capolona, nel febbraio 1113, dove si dice che Berta di Ardimanno dovendo andare in sposa a Guglielmo di Bernardino, nobile del Valdarno, dovette anticipare la data delle sue nozze, in quanto nel Castello de filiis Bocchi nella Val d’Arno aretino si festeggiava il “Carnevale de filiis Bocchi”, con grandi libagioni, prima dell’inizio della Quaresima.
Fu interrotto nel XIV secolo, rimase però sempre vivo e nella cultura del Paese, tanto che nel 1698 un orso
circense non volle salire nel Piazzone per paura di essere fatto ballare.
Altro documento ritrovato presso gli ex monaci di “Romitorio” datato 2 maggio 1174 attesta che, in “Castellione de filiis Bocchi”, i bifolchi ed i Signori festeggiavano insieme la “festa de Carnesciale”; prova lampante dello spirito democratico ed allo stesso tempo goliardico di questa festa in cui nello spazio libero di alcuni giorni di follia venivano annullate le gerarchie e le differenze sociali.
Ci piace ricordare anche il divertente scherzo detto “l’operazione” in voga dagli anni ‘40 consistente nel simulare un’operazione chirurgica in cui dalla pancia del “paziente” venivano tirate fuori salsicce, prosciutti e perfino colombe.
Nel ‘900 i Castiglionesi avevano già indetto il rito della famosa “pastasciutta” che continua ancora oggi, simpatica
tradizione che affianca le celebri maschere che in qualche modo ricordano il carnevale di Venezia.
Sembra che l’usanza della “pastasciutta” derivi da un’antica tradizione contadina quella di portare in piazza le famose “caldaie” in origine usate per cuocere le verdure destinate agli animali e poi adattate per l’occasione alla cottura della pasta.
Oggi si può affermare, sinteticamente che il segreto del Carnevale dei Figli di Bocco risiede nell’atmosfera che, ormai da venti anni (prima edizione epoca moderna 2 febbraio 1997) riesce magicamente a creare; frutto di un felice connubio tra una dimensione conviviale, prettamente locale, riflettente la fantasia, la passione, la “joie de vivre” di una piccola, affiatatissima comunità toscana che, proprio attraverso questa festa, ha raggiunto un’originalissima forma di espressione e la dimensione artistica delle splendide maschere barocche, che ne fanno un’attrattiva ormai famosa. Un evento capace di coinvolgere ed emozionare chiunque, a prescindere dall’età e dalla provenienza, travalicando, appunto con la sua magia, i confini della comunità che l’ha creata.
È stato giustamente ripetuto che gli oltre duecento figuranti che indossano meravigliosi costumi con il volto nascosto da preziose maschere di cartapesta in uno sfavillio di colori che si possono ammirare nei giorni del carnevale, passeggiando per le stradine dell’antico borgo di Castiglion Fibocchi, sembrano muoversi in una dimensione senza tempo: creatureimmaginarie che nel loro favoloso insieme paiono dotate del potere di donarci l’illusione di vivere di vita propria.Poco importa, una volta sedotti da questo incantesimo,fatto di grazia, eleganza, fantasia, forme, colori -che nasconde ma neanche troppo la sapienza artigianale ed il duro lavoro- stabilire se il Carnevale antichissimo, di cui questo è l’erede, sia o meno il più vetusto d’Italia!
Non è facile con il solo ausilio delle parole descrivere il fascino di una manifestazione che è soprattutto una festa per gli occhi.
Castiglion Fibocchi è un paese che si è sempre ritrovato intorno a questo evento sin dai tempi remoti, elemento costituente, si può dire, della sua identità.
Tanto è il successo della manifestazione che negli ultimi anni le Maschere del “Carnevale dei Figli di Bocco” sono state più volte invitate a sfilare ad importanti eventi culturali, sia in città italiane che straniere, ottenendo molti riconoscimenti, meritandosi anche il “Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo” e, nell’anno 2014, la prestigiosa
“Medaglia del Presidente della Repubblica”.
Storia del Carnevale a cura di: Roberto Bruschi e Simonetta Tizzi
Documentazione fotografica:
Foto anni ‘50 gentilmente concesse da Alessandro Lusini
Foto a colori: Roberto Bruschi e archivio del carnevale